Maschere e pugnali by Diego Gabutti

Maschere e pugnali by Diego Gabutti

autore:Diego Gabutti
La lingua: eng
Format: epub
editore: Writeup Site - Your Digital Contents
pubblicato: 2021-02-24T00:00:00+00:00


Giudice Dee

Prima giudice e detective nella Cina del VII secolo, poi alto funzionario della dinastia Tang, Dee Jen-djieh (o Giudice Dee) viene al mondo nel 630, anno della tigre, sotto il segno del pianeta Venere. Brillante e severissimo, confuciano fin nel midollo, il Giudice Dee fa rispettare la Legge maiuscola nelle diverse province del Celeste Impero. Siede nelle aule di tribunale e qui, con le buone o con le cattive, ma soprattutto con le cattive, ché la Legge è Legge, interroga a muso duro imputati e testimoni circondato da soldati dall’aspetto feroce, armati di fruste e bastoni.

È stato il sinologo olandese Robert van Gulik a trasformare il Giudice Dee, le cui avventure erano note soltanto in Cina, in un fenomeno planetario (oggi i cinesi, sfregandosi le mani, direbbero globale). Ambasciatore dei Paesi Bassi in Cina negli anni trenta e quaranta, linguista, musicista, calligrafo, autore d’importanti studi accademici sulla musica e sui costumi sessuali nell’antica Cina, van Gulik nacque nel 1910, a Zutphen, in Olanda. Scrittore prolifico e raffinato, storico della Cina classica e delle sue culture, van Gulik è disgraziatamente sparito (almeno in Italia) dai cataloghi delle case editrici più importanti (Mondadori che lo pubblicò negli anni ottanta e novanta, ma soprattutto Garzanti, che lo tradusse per prima negli anni sessanta). Fortuna che un piccolo editore, le edizioni O barra O di Milano, sta meritoriamente riportando in libreria le storie del Giudice Dee, trascurate da quasi vent’anni.

Dee Jen-djieh, magistrato e politico cinese di primo piano, è un personaggio reale, di cui si parla sia nelle storie «poliziesche» tradizionali che nei libri di storia. Gli antichi testi gli attribuiscono, oltre alla direzione degli affari politici del suo tempo, anche la soluzione d’uno sterminato numero di casi criminali: omicidi, cospirazioni, affari tangentizi. Ministro della corte imperiale, anziano e al top della carriera, Dee è scritturato come primo attore, prima ancora che apparissero i romanzi di van Gulik, anche nel cast d’un romanzo storico di Lin Yutang, Madame Wu (un vecchio tascabile Garzanti che si può trovare in bancarella, fortuna aiutando). Costei, la crudelissima signora Wu, è vedova d’un Imperatore ma soprattutto è una perfetta dark lady: vorrebbe nominare Imperatore un suo favorito e non il legittimo erede, del quale trama la rovina. Lin Yutang, romanziera, storica, memorialista, la pone al centro d’una cupa e labirintica storia shakespeariana d’intrighi politici, lussuria e scannamenti; poi chiama Dee a fare giustizia. Grazie ai «gialli storici» di Robert van Gulik, Dee Jen-djieh è ormai diventato un’icona anche in Occidente, tra i diavoli stranieri. Più esotico e blasé di Philo Vance, maestro di travestimenti come Sherlock Holmes, sottile ragionatore come Nero Wolfe, grande signore, campione di arti marziali come Bruce Lee, umano e troppo umano come il Commissario Maigret, il Giudice Dee Jen-djieh è entrato nella storia della letteratura poliziesca occidentale a vele spiegate, da grande protagonista.

Lo vediamo aggirarsi nei labirinti dell’università di Shangai, smascherare monaci buddisti dissoluti, innamorarsi di un’assassina come nei migliori noir americani, occuparsi di casi di spionaggio, travestirsi da mendicante e da brigante,



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